Il FRANCOTIRATORE

spari sull'indifferenza

Oggi é il giorno della vittoria di Chavez, l’aniversario della cattura del Che in Bolivia, domani, 45 anni fa, gli agenti della CIA metteranno la parola fine all’esistenza di un guerrigliero e sanciranno la sua leggenda. Ricorsi e date. Leggo parole di gente comune e le paragono agli articoli di testate giornalistiche accreditate. Viviamo in mondi separati, distanti anni luce. Da una parte il comune sentire di gente che analizza, ragiona, a volte sbaglia ma pur sempre con la propria testa, e dall’altro un immane accozzaglia di luoghi comuni e pensieri standardizzati.
Guardo da lontano i Travaglio e i Saviano, le Yoani Sanchez e gli intellettuali che amano farsi riprendere nel loro studio misuratamente disordinato, il capello lungo, a volte brizzolato, l’aria da belloccio in linea con un modello radical-chic che non tramonta mai, libri e libri al loro attivo, che generano introiti milionari e oliano gli ingranaggi di un sistema tragicamente basato sul profitto, a volte hanno solo un blog, ma una paga cospicua a “sancire” il loro impegno di anti-qualcosa fatto di critiche e nessuna proposta. Eccoli la i dissidenti da poltrona, pronti sempre a prendere le distanze da cose troppo rischiose per loro e le loro tasche, idolatrati da masse di morti viventi che vivono di primavere, arabe, cinesi, latinoamericane… ma mai delle loro. I figli di un pensiero acritico nei confronti del neo-liberismo e del colonialismo, il pagliativo al cancro del nostro tempo, la gigantesca purga che ci fara cagare tutti (per diversi motivi) lasciandoci malati di avarizia ed egoismo, funamboli dell’opinione, che camminano in equilibrio fra il conveniente e il giusto, che tollera le politiche sioniste di Israele ma é pronta a riempirsi la bocca con la parola “democrazia” quando c’é da parlare del nemico pubblico di turno.
Ho solo un incontenibile voglia di sporcarmi le mani, di raccogliere sassi grossi come palle da tennis e fare il tiro a segno, perché penso anche a tutti quelli che scrivono, da dietro i loro fatiscenti laptop, con la bava alla bocca, i travasi di bile, gente che poi si alza e va a lavorare per portare a casa un cazzo di stipendio che non gli basterá comunque. Gente che scrive comunicati perché fa della passione e della militanza la propria vita, che va a trovare prigionieri politici, ne diffonde le denuncie, organizza riunioni e manifestazioni, fa progetti di vita incentrati sulla solidarietá e la giustizia sociale, prende botte, manganellate e il giorno dopo é ancora li. Legioni di Don Chischiotte e schiere di Sancho Panza, romantici con un cuore grosso come un melone e la barba lunga che pensano ad un domani, che tentano di migliorarlo, per i loro figli, per se stessi, per una legge morale che dovrebbe essere l’unica ad essere riconosciuta oltre al cielo stellato sopra le nostre teste. Lo fanno senza guadagnare un soldo, a volte ci rimettono di tasca loro, convinti che ci sono cose che il denaro non potrá mai comprare, la dignitá ad esempio.

Piú di 45 anni fa, un guerrigliero che combatteva lontano da casa sua, per qualcosa in cui credeva fermamente, tentava di spiegare ad un giornalista cosa significasse credere in qualcosa:
– “Se sei in un posto senza cibo e hai solo una mela, sei con un compagno, e la mela é sufficente a sfamare uno solo dei due cosa faresti?” Il giornalista rimase interdetto e inizio a farneticare soluzioni dettate dalla logica… il guerrigliero lo interruppe:- “La mela dovrebbe essere divisa in due parti perfettamente uguali.”
Il giornalista obiettó:-” Ma cosí nessuno dei due uomini potrebbe sopravvivere, che senso avrebbe??”
-” Si ma sopravviverebbe l’ideale di giustizia che é cosa piú importante della vita di ognuno di noi.”

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