Il FRANCOTIRATORE

spari sull'indifferenza

In 10.000 per il diritto di esistere.

Per il diritto ad un Sistema di Educazione Proprio, il rispetto dell’Autonomia Territoriale e la fine degli attentati contro le comunità e i loro rappresentanti.

[Fonte Caoi] Giovedì 4 febbraio, insieme alle nostre autorità tradizionali locali e ai Consiglieri Maggiori CRIC, siamo più di diecimila indigeni ad essere arrivati fino a Popayán, centro amministrativo del dipartimento del Cuca, dopo un cammino durato vari giorni lungo la strada Panamericana, con l’obiettivo di stimolare un processo di concertazione con lo Stato colombiano.

Abbiamo camminato per diversi giorni con la volontà di diffondere il nostro messaggio di aiutare a risolvere l’Emergenza Territoriale ed Educativa, proclamata dalle autorità indigene nel 2007 e ratificata dalla Giunta Direttiva Regionale di Cabildos lo scorso 18 gennaio, durante la cui riunione si è presa la decisione di convocare il iministero di Educazione nazionale per esigere l’applicazione del diritto costituionale ad un’educazione differenziata, attraverso il Sistema Educativo Proprio, per cui il ministero si è già impegnato a compiere iniziative a tale scopo nell’agosto dell’anno passato.

Abbiamo attraversato montagne, sentieri e villaggi con il proposito di denunciare la decisione arbitraria dell’IGAC e dell’INCODER con la quale viene riattivata la sottrazione delle terre degli indigeni protette attraverso titoli coloniali, e per evitare che si commetta ancora questo tipo di saccheggio, realizzato dallo Stato colombiano per duecento anni dall’esistenza della Repubblica colombiana.

La Minga Indígena avanza per ripudiare l’attentato di cui è stato vittima il Consigliere Maggiore del CRIC, Álvaro Muñoz Anacona, e per ottenere dallo Stato colombiano le garanzie all’integrità personale, al diritto alla vita e alle libertà fondamentali delle comunità protagoniste di queste giornate di mobilitazione, unico nostro strumento per raggiungere lo sviluppo di politiche pubbliche a favore delle comunità indigene ed esigere l’applicazione dei diritti storici e costituzionali dei popoli indigeni del paese.
[…]

Affermiamo, in questa occasione, che in Colombia non c’è stata indipendenza e confermiano, davanti all’opinione pubblica, la nostra necessità alla garanzia del diritto alla vita e alla creazione di un sistema di educazione e salute proprio, domandando il rispetto dell’autonomia territoriale e dell’esercizio di un governo proprio. Esigiamo anche la cessazione da parte di gruppi armati, legali e illegali, degli scontri nei territori indigeni, delle minacce e delle aggressioni contro rappresentanti e comunità, reclamando allo Stato Nazionale la garanzia che i colpevoli dei fatti che attentano alla vita siano condannati, evitando che continui l’impunità.

Articolo completo sul sito di A SUD

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L’Etica assente

In questi giorni tiene banco la questione Bertolaso, come un autentico “affaire” rimbalza da un emittente all’altra, da una testata giornalistica all’altra, la notizia dell’iscrizione nell’albo degli indagati del n°1 della protezione Civile Italiana (ancora fresco delle polemiche con gli USA sul caso Haiti).
Come al solito l’uso che si fa della notizia è di bassisima lega, si punta l’attenzione sullo sfondo erotico della vicenda, con i presunti festini, le massaggiatrici di mezza età e le brasiliane, che nel nostro  immaginario hanno sempre un bell’effetto.

Daltronde, come sappiamo da tempo, il sistema mediatico italiano (salvo qualche raro caso) è come una compagnia teatrale, ognuno recita una parte che agli occhi dello spettatore DEVE sembrare reale… e allora via libera alle vicende erotiche di Giudo “Holmes” Bertolaso, di quelle che agli italiani piacciono tanto, perchè se dovessero dare un opinione seria sulle falle della nostra amministrazione pubblica, sulla farsa della privatizzazione della Protezione Civile, o sull’assenza totale di ETICA nell’operato dei nostri politicanti, gli schemi mentali basati su un codice binario, destra-sinistra, proprio dell’italiano medio non sarebbero sufficienti al raggiungimento di alcun risultato.

Forse sarebbe più lecito chiedersi che tipo di rapporti dovrebbe avere uno come Bertolaso, nella sua carica pubblica, con il palazzinaro di turno, sul perchè il sistema appaltistico italiano renda così semplice pilotare la scelta di un azienda alla quale assegnare lavori pubblici. Quando riusciremo fnalmente a capire che il problema non sono i magistrati, ma la giustizia? Che i furbi non stanno solo a destra o a sinistra ma che malcostume politico nostrano è un “movimento trasversale” in cui mafia e massoneria hanno radici ben piantate?
La soluzione dei problemi necessita di un prima fase di analisi che spesso viene consapevolmente “minata”, lo scandalo sessuale, la faziosità della magistratura, i processi ad orologeria e via dicendo, e noi regolarmente ci caschiamo: i “perchè” vengono nascosti o sostituiti e il problema reale spesso non si affronta. Nella fattispecie si pone attenzione sullo scandalo sessuale di Bertolaso, o sulla commedia delle sue dimissioni, alcuni lo indicano come vittima della magistratura, ma non ci si chiede come tutto questo sia stato possibile! Non si pensa a come creare delle regole più adatte e a come farle rispettare. Sappiamo tutti che probabilmente questi signori non faranno un solo giorno di galera, dimostrando ancora una volta che, purtroppo, “il crimine paga”.

La nascita della protezione civile S.P.A.  sancirà di fatto la morte dello spirito di questa associazione che ha fatto del volontariato la sua forza, e sopratutto sarà l’ennesima manovra per togliere  trasparenza alla gestione dei soldi dei contribuenti destinati alla gestione delle emergenze, aggiungendo al danno, la beffa.

Povera povera Italia…

 

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Navigando…

Oggi ho fatto un viaggio fra le notizie del web. E’ frustrante vedere con quanta energia si combatta su fronti opposti un nemico inesistente. Nella quasi totalità dei casi, al commento di una notizia si rispondeva con la richiesta sul perchè non se ne affrontasse un altro, di quelli che vede coinvolti i membri dell’altra fazione. Grottesco, surreale. La politica delle ideologie continua a tenere in ostaggio gli ideali.

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Complici abituè.

Ogni Stato che aderisce alle Nazioni Unite ne riconosce implicitamente il valore e le competenze. Questo mi sembra se non altro un punto di partenza dalla quale non si può prescindere. E’ ormai vecchia la storia della condanna dell’embargo statunitense verso Cuba, alla quale “Gli esportaori di democrazie” più fasulli al mondo hanno risposto e continuano a rispondere “picche”; ma qui l’atteggiamento sembra aver preso piede anche in Italia: la recente visita del Presidente del Consiglio Italiano in Israele ha un puro significato simbolico e diplomatico, la classica visita di rappresentanza insomma, se non fosse per il fatto che il tutto sancisce un ben più concreto legame politico-economico con un paese che dal 1951 ha collezionato innumerevoli condanne e risoluzioni (non ultima quella di aver costruito il bellissimo muro di recinzione intorno ai territori occupati rispettando solo per il 15% i confini stabiliti fra Cisgiordania e Stato Ebraico nel 1949).
L’Italia vende ufficialmente armamenti, attua investimenti economici e collaborazioni sceintifiche con lo Stato di Israele, l’italia si sta rendendo complice di uno stato guerrafondaio che ignora le risoluzioni di un ente internazionale di cui facciamo parte, lo fa da anni anche con gli Stati Uniti, che cercano ancora di far passare per plausibile una minaccia di invasione da parte di Castro.
Ormai le risoluzioni ONU non sembrano avere più alcun significato.

La gigantesca macchina dei (pre)potenti aggira le regole, le ignora, quando va male le modifica in corsa con leggi ad personam che calzano meglio di un abito su misura. A livello comunale, regionale, nazionale ed internazionale la classe dominante ha adottato questo “modus operandi”,  i media asserviti tacciono, e noi, impassibili, continuiamo a macchiarci di un indegna complicità.

Fonti: sito ONU

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La speranza…

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